Introduzione

Perché proprio "Gusci di Cozze"? Perché questo titolo? E perché almeno una volta nella vita non vi fate un pacco di cazzacci vostri?
Del resto, chi ha un minimo di cultura avrà sicuramente notato una sottile analogia con "Ossi di seppia" di Montale.
Ma, per ciò che riguarda i contenuti, questa raccolta si rifà in maniera evidente al "De vulvari eloquentia" di Bucio Aneo Chiavicone detto Bucio Aneo Chiavicone, grande poeta volgare del primo secolo a.C., ed al celeberrimo "Coito ergo sum" di Orgasmo da Rotterdam.
Gli autori vogliono poi ringraziare tutti i loro amici, per il riserbo che vorranno mantenere sul loro nome.


Specchio Pene Bellissima Scura
Farai Il tuo volto Vasectomia Dammela
Ad Alfonso Donna Gonadi Margherita
Vieni a me A Troia A tu Le chiavi che
Una giornata del cazzo Mariangela



Specchio

Mi specchio
e mi rispecchio
in uno sputo.
Amore.
E penso a te,
ai tuoi fianchi,
al tuo seno,
al tuo sputo,
che mi hai lasciato qui,
sulle scarpe di pelle lucida.



Pene

pene,
ho sofferto per te!



Bellissima

Ti amo ed i tuoi occhi mi dicono che non puoi essere ver-
so di me indifferente. Ammiro la tua imma-
gine e per questo ho deciso di volerti chia-
ramente parlare e dirti tutto l'amore che il mio cuore può pro-
vare. Mia cara, vorrei che aprissi le tue co-
lorate labbra per dirmi di sì, sollevarmi da queste ango-
sce. Vorrei così amarti ed appoggiarmi alla tua fi-
gura snella così da diventare nel tuo cuore una figura ami-
ca. Abbi la gentilezza di dirmi se per caso fossi impe-
gnata o se la tua grazia è già stata conqui-
stata poiché in tal caso mi pare inutile dopo averti sfondato il cu-
mulo degli ostacoli, uscire anche da questo di nuovo so-
lo. Sappi che sarei contento di passare le mie labbra sulle tue ma-
gnifiche chiome sotto il cielo dalle mille fia-
mmelle, mentre le tue mani accarezzano le mie pal-
lide guance. Solo così mi sembra di assaporare un attimo di vita idea-
le. Voglio infine farti sapere che desidero che tu mi faccia una se-
ria espressione dei tuoi sentimenti che al cuore il dubbio tol-
ga, affinché il mio piacere sia completo.



Scura

Peto e ripeto,
mentre scureggia.
S´alza un vento caldo
che porta odore
di zuccherificio.
Cesso di pensarti.
Mi sforzo di dimenticare,
ma è una catena
troppo forte
che è difficile tirare.
E tutto resta...
Tu bussi alla mia porta,
ma aprirti non posso.
Sono qui nudo
con le mie due paure
ed un´unica certezza
fra le mani,
ultimo baluardo
del nostro amore.
Ma verrà il giorno
in cui ti aprirai a me.
Pube.



Farai

Fallo! L´ora ormai è giunta!
Alzati, reagisci!
Va´ a testa sempre alta
attraverso il tunnel della vita.
Allarga i nuovi orizzonti
che si aprono dinanzi a te.
Fallo, tosto! Senza barriere, ma senza timore
di lasciarti dietro qualcosa.
E ritraiti dalla pugna solo allorquando
avrai trafitto fino in fondo
il tuo agognato destino.
Sarà solo allora che godrai
del meritato riposo che ti spetta
per le pene sofferte.



Il tuo volto

Hai davvero un gran culo.
Com´è espressivo quando si muove.
sembra parlare,
sembra un trofeo,
sembra un quadro d'autore,
sembra un frutto da cogliere.
Vedo il tuo culo ovunque,
lo vedo tra i prati fioriti,
nel traffico caotico,
per strada sulle facce della gente.
Il tuo culo, sempre e dovunque.




Vasectomia

Ho comprato un vaso a Murano
Che strano, che strano!
Ho comprato un vaso di bronzo
Che strano, che strano...




Dammela

Dammela.
Lo so che ce l'hai lì.
Quante volte te l'ho chiesta.
Sai che la voglio,
sai che la bramo.
Vorrei montarla, usarla.
Sai che non te la rovinerei.
Ti prego dammela, so che è lì.
E' proprio bella
la tua bicicletta.




Ad Alfonso

Alfonso, Alfonso...
Quanto sei strano!




Donna

Non tutte le donne sono puttane.
Ma tu sì, troia.
Non tutte la danno al primo venuto.
Ma tu sì, bagascia.
Non tutte mi fanno pagare.
Ma tu sì puttana.
Non tutte vanno in giro senza mutande.
Ma tu sì, mignotta.
Non tutte si attizzano come te, zoccola.
Ma tu sì, baldracca.
E, scusa se te lo dico,
dovresti cambiare anche pettinatura.




Gonadi

Le tue Tube di Falloppio.
Dammele, o scoppio.
Donna procace
di longeve usure,
ricca di seni e golfi,
di laghi e fiumi,
di mari e monti.
Ricca di baurite
e gas naturali.
Prestati alle
mie elucubrazioni,
ai miei desideri,
alle mie voglie,
alle mie erezioni,
o mia derelitta progna.
Sai che il qui presente
ti agogna, ti sogna,
e ti riagogna,
ma tu non vuoi cedere...
ma vaffanculo!




Margherita

Noto che hai la mia pizza in mano,
ed è ancora calda e ti soffi sulle mani.
Io te la darei pure, so che ti piace.
Tiè, tientela pure e godi anche tu
del semplice gusto di questa mia gran pizza,
o Margherita.




Vieni a me

Vieni a me,
o si faranno l'ultima.
Fatti le tue,
e poscia vieni a me,
che c'ho un palo lunghissimo.
L'asso di bastoni è secco,
e te lo devo scaricare.
E' vero: ho un palo secco,
ma se mi darai la meglio
sarò chiuso.
Ma, prima ancora,
fatti le tue coppe buone
che c'hai.
Io ti liscerò fino alla fine,
e se in ultimo verrai a me
metterò giù tutti i miei pezzi.




A Troia

Va', Gina.
Mi giunse il tuo piccione
ad annunciarmi pene.
Palle ormai grandi
nell'attesa di te.
Verrai?
Tu?!
Bah!
Troia!!
Il luogo che vide le gesta
dei retti Proci
e finire la nostra storia.
Troia.
Sei tu!




A tu

Tu sei tu.
Soltanto tu
sei come tu.
Tu più tu.
sei tutù.
Più di tu
non c'è più tu.
Tu,
ma chi sei tu.
Ieri tu,
oggi tu,
domani tu,
sempre tu.
Tu,
tu e poi tu.
Tutturututtu
tuttù.




Le chiavi che...

Le chiavi che mi servono
per aprire il tuo futuro
le ho qui, in mano.
Ho il mio bagaglio di esperienze
qui fra le mie mani
e te lo pongo davanti affinché tu,
aperta davanti a me,
possa profondamente
abbeverarti alla fonte del mio passato.
Si...
Così!
Le tue aspirazioni di donna
aggiungono in me nuove emozioni.
Godo nel vederti toccare con mano
la mia lunga strada
percorsa per venire fino a te.
Girati adesso, voltami le spalle e va',
ma prima piegati davanti a me.
Saggia la mia saggezza,
Senti quanto è duro il mio passato.
No! Più nulla chiederotti
dopo aver scavato nel tuo
io più profondo.
E tu non apettarti da me
ancor più nulla
ché non ce la faccio più:
'sta chiavicona!




Una giornata del cazzo

Irrigidito e un po' imbronciato
al mattino tu sei, o mio gran Pasquale.
E così mentre tu piangi lì al cesso
io ti guardo, e tu, con l'occhietto
un po' umido, mi guardi
quasi a chiedermi: "Perché?".
O Pasquale mio, a quella tua faccetta penosa
non posso risponder certezze.
E adesso tu mogio te ne stai
mentr'io dedicomi al faticar quotidiano.
Vivi con me da ormai più di vent'anni
e conosco di te ogni pelo.
Lo so, ti sei fatto due palle così.
E quando usarti io devo
è perché sottrarmi non posso
lungi dal ferir la nostra amicizia.
E mettiti il cappello sennò un giorno
o l'altro mi combinerai qualche guaio.
E quando esci, chiudi la porta!




Non t'amo più

Petasti.
D'improvviso un tuono
squarciò il silenzio.
Udii scrosci e soffi:
poi un vento impetuoso
sal' dal tuo culo,
Mariangela.
Stringerti più non potei
e quasi venni meno.
Non t'amo più
e nemmeno potrei
dato il tuo debol'ano.
Ora lavori alla FIAT
nella galleria del vento:
paganti a cottimo.
Quel tuo portentoso peto
ha spazzato via
anche il nostro amore,
Mariangela.